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Dall’arte alla storia: La leggenda di Io

Vincenzo Paudice - Metaponto - Antefissa della principessa Io

Durante il II Millennio a. C., gli aedi e i rapsodi narravano di Io, figlia di Inago, “Hanax” di un piccolo villaggio del Peloponneso, situato sulle rive dellago di Lerna. La ragazza aveva due fratelli e poiché era bellissima (come tutte le principesse di questo mondo), fu consacrata vestale presso l’Heròn degli Argivi, il più antico santuario di Hera. Un triste giorno, mentre la giovane era intenta ai riti religiosi, fu ghermita dal signore dell’Olimpo che, affascinato dalla sua bellezza, cercò di possederla nella vicina foresta. La ragazza, spaventata dall’ardore divino, scappò via inseguita da un supplicante Zeus che per l’occasione si era trasformato in nuvola. Scrive Ovidio (Metamorfosi I, vv. 596-599):

“”… No, non fuggire” ma quella fuggiva ed aveva passato

ormai i paschi di Lerna ed i campi lircei popolati

d’alberi, quando il Tonante, ravvolta la terra di vasta

nebbia, nasconde la ninfa, la ferma e le toglie il pudore …

Hera, dall’alto dell’Olimpo, nel vedere l’Argolide avvolta da un’inspiegabile nebbia, intuì l’inganno e si precipitò sulla terra alla ricerca del coniuge fedifrago. Zeus, per non farsi sorprendere dalla moglie, in flagrante adulterio, trasformò l’incolpevole amante in una candida giovenca. La déa, fiutato il raggiro, non appena si accorse della mucca, ne reclamò la proprietà e la custodia, affidandola a un drago dai cento occhi per farla sorvegliare. La sventurata principessa, condannata a vivere segregata in una stalla, tra sterco e tafani, passava le giornate a piangere e tormentarsi per la sua cattiva sorte.

Hera scopre Zeus e Io. Opera di Pieter Lastman.

Zeus, ancora innamorato della sacerdotessa, col cuore lacerato dai continui lamenti che gli giungevano fin sull’Olimpo, mandò il fidato Hermes a uccidere l’insonne guardiano, per porre fine alle sofferenze dell’amante. La giovane vacca, una volta libera, dopo essersi recata al santuario di Dodoma, iniziò a vagare per il mondo: attraversò il mare Ionio, aggirò il Mar Nero e dopo aver raggiunto il delta del Danubio, fece ritorno in Colchide; traghettò il Bosforo, peregrinò per l’intera Asia minore toccando il massiccio del Caucaso dove, incatenato a una rupe, incontrò Prometeo. Conosciuta la sua sorte dal figlio di Gepeto, riprese il cammino verso Oriente, fino all’India, per giungere poi allo stretto di Bab-al-Mandab (il braccio di mare che divide il Mar Rosso dal Golfo di Aden) da dove passò in Etiopia. In Africa, seguendo il corso del Nilo, incontrò il popolo dei pigmei e infine, giunse nella città di Canopo circondata da ricche e fertili terre. A Canopo, tuttavia, incontrò ancora Zeus che, sempre innamorato, si unì a lei dopo averla riportata alle sembianze umane. Da questa relazione nacque Epafo, “toccato da Zeus” ed Io prese il nome di Iside.

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