Lectioart: artis lectio

JO….. L..AS. P. S.M. (de) RETO 1530

La chiesa di S. Maria ad Intra è localizzata tra il Monastero delle Benedettine e il Castello Colonna (Immagine 1). Citata nel 1267 per l’avvenuta permuta di una casa: “… in parochia S. Mariae…”1, era nota nel 1309 quale rettoria di “S. Maria de Intro2. Ovviamente, la preposizione funzionale locativa “de Intro“, modificatosi col tempo in “ad Intra“, stava ad indicare in senso figurato o reale: “dentro le mura della città“. Tale epigrafe dedicatoria, inserita a caratteri cubitali sul timpano della facciata, è rimasta inalterata fino ai giorni nostri.

S. Maria ad Intra, Eboli

1. Parrocchia di S. Maria ad Intra, Eboli (SA)

Nel 1530, nei pressi del Tiranna, venne edificata una chiesa rupestre (Immagine 2).

S. Maria De RETO, Eboli

2. Chiesa rupestre titolata a S. Maria De Reto, Eboli (SA)

All’interno dell’aula liturgica, in una nicchia alta m 2,00 e profonda m 1,50, fu dipinta l’immagine di una Madonna con Bambino tra due santi. L’autore ne autografò l’opera, dipinse l’epigrafe dedicatoria: “S. M/A” (Santa Maria) e aggiunse la preposizione funzionale locativa “(de) RETO” seguita da “1530″, anno in cui fu realizzato l’affresco. Ovviamente, la preposizione locativa: “de RETO” ne individuava e ancora ne designa, la reale collocazione:  “dietro le mura di Eboli” (Immagini 3 e 4).

Santa Maria de Reto - Preposizione locativa

3. Preposizione locativa con la data di esecuzione dell’affresco

Ricostruzione grafica di preposizione locativa

4. Ricostruzione grafica della preposizione locativa (1)

Valorizzare la titolazione delle chiese mediante una “preposizione locativa” è prassi consolidatasi nei secoli ed Eboli non si sottrae a questa consuetudine come si evince per S. Maria “ad Intra“, edificata all’interno delle mura cittadine, ma anche per l’attuale Collegiata che nel 1309 veniva menzionata: “…ecclesia S. Maria de conce…” per la sua vicinanza ad un opificio di pellame3, oppure S. Nicola “de Ponte“, costruita ad equa distanza dai due ponti sul Tufara, divenuta in seguito: S. Nicola “de Graceis” per la sua prossimità ad una scuola di monaci Basiliani stabilitasi ad Eboli ecc. ecc.4

Nel 1658, il chierico che aveva in cura la piccola chiesa rupestre sollecita la Curia affinché realizzi un ponte sul vallone Tirana, per facilitare il passaggio dei fedeli verso il luogo di culto. Nell’epistola, il sacerdote si presenta come chierico di “S. M. dello Reto” ma, negli ossequi conclusivi, modifica l’iniziale preposizione locativa in “dell’Oreto” (l’epistola, in foglio unico, è conservata nell’Arh. Dioc. Di Salerno).

Durante gli anni 1973 – 1975 l’ex chiesa, ormai in rovina (Immagini 5 e 6), viene affidata al GAE (Gruppo Archeologico Ebolitano) che, dopo aver bonificato le mura da piante infestanti, rovi e da una frana che premeva sulla parete absidale, ne ricostruisce il tetto ex novo.

Santa Maria de Reto 1974

5. La chiesa di Santa Maria de Reto in una foto del 1974

Chiesa in un'altra foto del 1974

6. La chiesa di Santa Maria de Reto in una foto del 1974 (b)

Durante il lavoro di sterro, viene alla luce l’antico ingresso che, attraverso una stretta scalinata, immetteva al “quartino del canonico” (un piccolo bilocale) posto al primo piano. Nell’aula liturgica (Immagine 7) e tra due aperture della parete frontale, una nicchia con volta a botte presentava pitture “cristologiche” ripartite in 14 riquadri con i resti di un annerito affresco sulla parete di fondo. Lo strato di malta dipinto, caratterizzato da evidenti deformazioni e cedimenti strutturali, mostrava numerose lacune dovute al distacco del “tonachino” e di particele del film pittorico.

Interno dell'aula liturgica

7. Aula liturgica della chiesa di Santa Maria de Reto, interno (1974)

L’affresco, ricoperto da uno spesso strato di nerofumo prodotto da ceri e lampade devozionali posti alla sua base, escludeva qualsiasi attendibile lettura iconografica come pure una probabile collocazione temporale o stilistica (Immagine 8).

Interno dell'aula liturgica

8. Interno dell’aula liturgica (1974)

Sul finire degli anni ’60, da allievo, avevo seguito un corso “sperimentale” di restauro pittorico e lapideo presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Interpellato, quale socio del GAE (Gruppo Archeologico Ebolitano), preso atto del tragico stato di conservazione dell’opera per decenni esposta a cicli termici naturali, di concerto a tutto il gruppo mi resi disponibile per un’immediata deumidificazione del piccolo ambiente. Mentre l’equipe di volontari, attrezzati con picconi, pale e carriole, con grande impegno provvedeva all’asportazione di vegetazione infestante e materiale d’ogni genere accumulatosi nei due vani adiacenti la nicchia absidale, vista l’urgenza, diedi avvio ad una prima fase di pulitura e fissaggio dell’opera pittorica utilizzando prodotti non invasivi: impacchi assorbenti a base di carbonato e bicarbonato d’ammonio seguiti da continui risciacqui con acqua distillata per eliminare residui di ammoniaca e una parte di sali solubili, eventualmente presenti sull’intonaco dipinto (Immagine 9).

Affresco absidale con prodotti per la pulitura

9. Affresco absidale con prodotti per la pulitura

Dopo alcuni mesi (ci si riuniva un paio di giorni a settimana), alleggerito lo spesso strato di nerofumo, apparve un’opera dal notevole valore compositivo: “all’apice di un robusto impianto piramidale si percepiva, chiaramente, il volto della Vergine Maria, seduta tra due santi e col Bambino in grembo“. Dovendo compilare un “diario” su quanto si stava portando avanti, il GAE scattò una serie di diapositive senza trascurare quella parte dell’epigrafe “dedicatoria” che, in maniera inequivocabile, mostrava la titolazione dell’affresco completo della data di esecuzione: “S. M/A. (de) RETO 1530”  (Immagine 10).

Affresco di Luca de Magistro con epigrafe dedicatoria

10. Affresco eseguito nel 1530 da G. Luca de Magistro (pittore ebolitano) con l’epigrafe dedicatoria: S. M/A e la preposizione funzionale locativa: “de RETO”

Il Gruppo Archeologico Ebolitano, nella figura dei suoi due maggiori responsabili, il prof. Paolo Merola e Francesco Manzione,  si fece carico di segnalare l’opera alla Sovrintendenza ai Monumenti di Salerno, sottolineando la presenza di ulteriori affreschi, tutti datati tra il XVI e XVII secolo, presenti all’interno dell’aula liturgica (Immagine 11).

Aula liturgica della chiesa

11. Aula liturgica della chiesa di S. Maria De RETO (1974)

In attesa di riscontro da parte degli organismi salernitani, volendo mettere in sicurezza il “film pittorico” di tutte le opere per anni rimaste alle intemperie e senza nessuna protezione, ne prospettammo un’urgente velinatura. Fu così che, dopo tre anni di “volontariato” spesi per bonificare l’edificio e ricostruire il tetto, mentre ci si stava organizzando a proteggere l’intero ciclo pittorico presente in S. Maria (de) RETO, il piccolo “quartino del canonico” fu assegnato, in comodato d’uso, ad una famiglia ebolitana. Al GAE, obbligato a lasciare quella “sede-cantiere”, venne affidata la sconsacrata parrocchia di S. Maria ad Intra quale luogo di riunione. L’antica parrocchia, posta in largo “Emma de Ala“, presentava il tetto collassato e il giardino, dietro la parete absidale che minacciava di franare sulla sottostante “Via salita Ripa“. Era il 1975 – 1976 e mentre l’ex aula liturgica di S. M. (de) RETO veniva adibita a pollaio con la porta d’ingresso ormai bloccata da una grossa catena, come volontari GAE iniziammo il recupero della nuova sede arruolando ulteriori sostenitori per la messa in sicurezza del tetto trapezoidale e il giardino retrostante l’ex chiesa.

Solo con il tempo, e dopo che ebbi consegnato alla dottoressa A. D’Aniello la foto che riproduceva l’affresco di “S. Maria (de) RETO” (Immagine n.12) (pubblicata a pag 188 del catalogo: “Andrea da Salerno nel Rinascimento Meridionale” curato da  G. Previtali), la Sovrintendenza di Salerno (dopo oltre quindici anni dalla prima segnalazione) si interessò all’edificio sacro “velinando” tutte le pitture in esso presenti.

Nel Catalogo della mostra, di cui sopra, la Dott.ssa A. d’Aniello scrisse: “… mi sembrano infine di poter ravvisare nella purtroppo sciupatissima decorazione ad affresco della chiesa di Santa Maria De Retro ad Eboli, datati 1530; non escluderei che questa impegnativa impresa di frescante e l’esecuzione di poco posteriore di Gesualdo rappresentino la fase più tarda di un artista che già abbiamo visto attratto dalle elaborazioni di personalità eccentriche quali il Genga o l’Aspertini: Agostino Tesauro …”5. Tale ipotesi viene ripostulata a pag 273 dello stesso catalogo assieme alla riconferma della preposizione funzionale locativa: “… A queste opere mi sembra di poter aggiungere la purtroppo sciupatissima decorazione ad affresco, datata 1530, nella chiesa di Santa Maria De Retro ad Eboli, dove una Vergine sul cui volto l’impenetrabilità delle figure femminili di Leonardo diviene sorniona lentezza, stringe al seno un Bambino in posa schiettamente leonardesca6.

Particolare dell'affresco

12. Particolare dell’affresco

A distanza di 485 anni dalla sua edificazione e nonostante l’inconfutabile evidenza del titolo dedicatorio “S. M. (de) RETO“, il toponimo della storica “chiesa rupestre” ha subito innumerevoli variazioni:

S. M. (de) RETO“, posto nel 1530 in calce all’affresco della nicchia absidale;

S. M. Dello Reto“, come da epistola del 1658;

S. M. dell’Oreto“, stessa epistola del 1658;

S. M. u Grito“,  per la sua posizione geomorfologica configurata presso il “greto” del torrente Tiranna;

S. M. u Laurito“, per la pianta di “Laurus nobilis” (alloro) cresciuta sulla frana che ostruiva l’ingresso al “quartino del curato” (nell’immagine 13, scattata nel gennaio 1974, si intravede l’albero di alloro) e infine “S. M. di Loreto“, la cui titolazione è da ascrivere alla consuetudine in alcune regioni dell’Italia meridionale di apostrofare con “de Rito” o “de Reto” le chiese inserite nel circuito delle vie Lauretane che, come avveniva per Roma, le collegavano con la Santa Casa di Loreto in provincia di Ancona.

Chiesa rupestre di S. Maria de Reto

13. Chiesa rupestre di S. Maria de Reto, Eboli (1974)

Episodio simbolo di queste tradizioni lo si riscontra a Moliterno, un comune  in provincia di Potenza.Nel territorio di Moliterno c’è una Cappella rurale denominata “Madonna del Reto“. Al suo interno è venerata una Madonna con il Bambino, posta sopra la Santa Casa di Loreto. Il dipinto, affiancato dalla Madonna di Costantinopoli, tra santi, riporta in calce l’epigrafe: “S. M. L. (o) Reto 1597“. L’acronimo S. M. L. sta per Santa Maria (de/di) Loreto. Ovviamente, 1597 è l’anno in cui fu realizzata l’opera. Nel “nostro” caso il contesto è diverso, poiché l’epigrafe dedicatoria:  “S. M. (de) RETO 1530” e l’iconografia piramidale dell’intero affresco non manifestano alcun riferimento a richiami “lauretani” come ben si evince dalle Immagini 10 e 4.

A conclusione di quanto postulato, con una ricostruzione grafica della consonante maiuscola L e della vocale maiuscola O,  ho voluto sottolineare ciò che sarebbe stato visibile sulla zona residuale di intonaco se la “nostra” chiesa avesse fatto parte di percorsi “Lauretani” o diramazioni di “vie Sacre” per Compostela, come ebbe a scrivere il Prof. C. Currò (Immagine 14).

Ricostruzione grafica di preposizione locativa

14. Ricostruzione grafica di preposizione locativa (2)

Il Prof. C. Currò,  in un suo lavoro: “La chiesa ed ospedale di S. Giacomo dei Fulgione e di S. Maria di Loreto in Eboli: la storia nel periodo degli affreschi”, interessatosi alla “nostra” chiesa, asserisce: ” … S. Maria del Rito è quindi una fra le tante chiese e cappelle che si trovavano lungo una diramazione italica della “via sacra” per Compostela. Il collegamento con la città spagnola va sottolineato e recuperato, dal momento che con il passare dei secoli si è andata perdendo nella memoria collettiva la più antica denominazione della cappella ancor oggi esistente, fino a confonderla con l’altra chiesa abbattuta da un bombardamento nel corso dell’ultima guerra e a ritenerla edificio diverso da Santa Maria del Rito…”7 . Ovviamente l’esimio storico, non essendo venuto a conoscenza dell’epigrafe dedicatoria rinvenuta dal GAE nel 1975,  ha ritenuto che l’antica denominazione della chiesa sul Tiranna potesse ricollegarsi al culto di S. Giacomo “andato perduto nella memoria collettiva col passare dei secoli” e l’ipotetica cappella di “S. Maria del Rito” sarebbe andata distrutta nell’ultima guerra.

Nel catalogo della prima edizione: “Eburum Eboli8 edito nel 1988 dal Comune di Eboli (Ass. Tommaso Morriello), il compianto prof. Carmine Giarla dedica una cartella alla Chiesa dello RETO. Riporta l’intera epigrafe dell’affresco:

JO….. L..AS. P. S.M. (de) RETO 1530

e ne postula una ricostruzione:

Joannes L(uc)AS. P(inxit) S. M.(aria ‘de) RETO 1530

attribuendo la paternità dell’opera a Giovanni Luca de Magistro, pittore ebolitano.

Alla luce di quando esposto, vale la pena considerare il saggio appello dell’illustre prof. C. Currò: “… dal momento che con il passare dei secoli si è andata perdendo nella memoria collettiva la più antica denominazione della cappella …”, ogni qual volta essa dovesse essere menzionata, andrebbe fatto aggiungendo all’epigrafe dedicatoria di “S. Maria” anche l’esatta preposizione funzionale locativa “de RETO” (dietro le mura di Eboli) così come nel 1530 ebbe a dipingere Giovanni Luca de Magistro, pittore ebolitano.

Prof. Vincenzo Paudice

Note:

1 Mons. G. Crisci – A. Campagna, “Salerno Sacra”, Salerno, 1962, p. 237;

2 Ibidem, p. 237;

3 Ibidem, p. 237;

4 Ibidem, p.p. 238-239;

5 A. D’Aniello, Anonimo Meridionale, “Andrea da Salerno nel Rinascimento meridionale”, catalogo della mostra a cura di G. Previtali, Firenze 1986, p.186;

6 A. D’Aniello, Agostino Tesauro, “Andrea da Salerno nel Rinascimento meridionale”, catalogo della mostra a cura di G. Previtali, Firenze 1986, p. 273;

7 C. Currò: “La chiesa ed ospedale di S. Giacomo dei Fulgione e di S. Maria di Loreto in Eboli: la storia nel periodo degli affreschi” Ed Sottotraccia , p. 13;

8 C. Giarla, “I edizione di Eburum-Eboli, giugno 1988”, quaderno di presentazione a cura del Comune di Eboli, Ass Tommaso Morriello, Eboli 1988.

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